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Sarcofago egizio di Pasherienaset
Edfu, Egypt, senteenth-sixth century BC
Sycamore wood, faience, steatite, 175.5 x 52 cm
1027
Emanuele N. Figari 1931
Il sarcofago è di tipo antropoide, o mummiforme (ovvero che riproduce idealmente il corpo al suo interno), in legno di sicomoro e contiene la mummia del sacerdote Pasherienaset. È stato rinvenuto probabilmente a Edfu, nell'area della necropoli di Nag el-Hassaia. All'interno dello strato preparatorio non risulta inglobata la tela per coprire le giunture del legno come era tipico nei sarcofagi dell'epoca (per le analisi chimiche e strutturali cfr. inoltre: E. Franceschi, M. Nicola, G. L. Nicola, A. Chimienti, S. Coluccia, ""Indagini non-invasive XRF, rilievi tridimensionali colorimetrici e restauro di sarcofagi egizi della XXVI dinastia: due casi a confronto"", in ""VI Congresso Nazionale IGIIC – Lo Stato dell’Arte – "" Spoleto, 2 - 4 Ottobre 2008). Il manufatto è costituito da 31 elementi lignei trattenuti da cavicchi di legno e stucco. I colori sulla superficie esterna hanno subito variazioni per effetto dell’ossidazione. La superficie del sarcofago, interna ed esterna, è decorata con figure dell’iconografia religiosa funeraria tratte dal Libro dei Morti. Sul capo porta una parrucca tripartita e il volto di colore verde collega il defunto al dio Osiride, dio della vegetazione e dell’aldilà. Anche la barba posticcia allude alla natura divina del defunto. Il petto è ornato da un collare-usekh, collana costituita da più pendenti ispirata al mondo vegetale e terminante in una testa di falco dipinta di rosso su ciascuna delle due spalle. Ai lati della collana, sul segmento superiore delle braccia, sono raffigurate scene di devozione a Osiride; a partire da queste scene si sviluppano, verso le spalle, delle colonne in cui sono riportate formule d’offerta funeraria. Sotto al collare si trova la dea Nut, personificazione della volta celeste (che compare anche sotto al coperchio), mentre accoglie tra le sue braccia il figlio, “l’Osiride” Pasherienaset. La superficie delle gambe è divisa in tre sezioni, di cui la centrale reca testi tratti dal capitolo 89 del Libro dei Morti, riportato in quattro colonne che si estendono fino ai piedi. Il testo auspica il ricongiungimento del ba, una delle anime dell’uomo secondo il credo egizio, al corpo; questa credenza viene riproposta nella scena che raffigura il ba in forma di uccello con testa umana nell’atto di offrire al corpo sdraiato e imbalsamato del defunto un anello-shen, simbolo di eternità. Sotto il letto sono allineati i quattro vasi canopi adibiti al contenimento delle viscere del defunto e legati ai quattro “Figli di Horo” ritratti sui coperchi. Su ciascuna delle sezioni laterali sono raffigurate, sotto una rappresentazione del cielo con stelle a cinque punte, undici figure rivolte verso la testa del sarcofago. Altre formule di offerta funeraria sono riportate sui piedi. Sotto le teorie divine, il serpente “Coda nella Bocca” rinominato in epoca romana Uroboro e simbolo dell’eterno avvicendarsi del ciclo vitale, avvolge l’intero sarcofago con il ricongiungimento delle due estremità in corrispondenza dei piedi. L’estremità del sarcofago corrispondente al capo è circondata da una ghirlanda floreale al cui interno si conserva la parte inferiore della dea Nefti con le ali spiegate e inginocchiata sull’oro nebu, garante di eternità. Sull’estremità opposta si trova la dea Iside con lo stesso atteggiamento mentre tiene in mano una piuma Maat. Sulla parte esterna dell’alveo, in corrispondenza della colonna vertebrale del defunto è tracciata una colonna-djed, ulteriore emblema del dio Osiride di cui si conservano solo parte della base e dell’estremità superiore. Ai lati del pilastro vi sono una serie di riquadri nei quali si conserva, in corrispondenza della spalla sinistra, un’altra figura di Iside con un ankh nella mano destra. Negli altri riquadri sono presenti una serie di altre divinità. Sul fondo interno del coperchio è raffigurata la dea Nut, mentre sul fondo interno dell’alveo la dea Imentet, personificazione dell’Occidente, la terra dei defunti secondo la cultura funeraria egizia.
Repair; Sarcophagus; Mummy and grave goods
Età egizia tarda 664 a.C. - 525 a.C.
1027
52 175,5 cm
Grownd Floor
Egypt, Edfu, donation E. N. Figari, 1931
The protagonist of the Egyptian room is Pasherienaset, an Egyptian priest of Horus and Dorata, who lived in Edfu (Upper Egypt) in the 7th/6th century BC. His wood sarcophagus, of anthropoid type, is painted inside and outside with funerary formulae and images taken from chapters of the Book of the Dead (a text of prayers and ritual formulae linked to the Afterlife). The face of the sarcophagus was painted green, a reference to the regenerative powers attributed to the god Osiris, with whom the deceased is always associated in Egyptian culture. The body, embalmed and wrapped in numerous bandages, was accompanied by a series of amulets to guarantee its physical and spiritual preservation, fundamental to the survival of the individual in the Afterlife:
- a steatite "heart scarab" that originally was placed on the chest
- a winged scarab in blue faience, a symbol of the sun’s rebirth, accompanied by 4 blue faience mummy figures of the “Sons of Horus”, divinities protecting the organs of the deceased
- a protective “magic breastplate”, a net made up of over 13,000 pearls and small tubes of blue faience
The accessories are completed by a soapstone figurine resembling the deceased and bearing his name, his titles and the lineage of the priests he originated from, together with an offering formula to the god Horus.