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Tavola di Polcevera
Genoa, 1st century B.C.
Bronze, 37.5 x 47.5 cm
577
1506 Liguria/ GE/ Genova
iscrizione
La tavola fu trovata nel 1506 nei pressi di Isola (Pedemonte di Serra Riccò) da un contadino, Agostino Pedemonte, mentre dissodava il terreno di sua proprietà; subito portata a Genova per essere venduta, la tavola bronzea fu acquistata da un calderaio; ma nella sua bottega uno studioso, forse A. Giustiniani, segnalò il ritrovamento e la sua importanza al governo della città, che acquistandola la salvò dalla imminente distruzione. Un decreto del 1507 ci informa che la tavola venne affissa nel duomo di San Lorenzo, vicino alla cappella di S. Giovanni Battista, per volontà del governatore francese Rodolfo de Lannoy e del consiglio degli anziani che, per l'occasione incaricarono lo scultore Viscardi di eseguire una cornice in marmo bianco atta a contenerla. In data non precisata da alcun documento ufficiale, la tavola venne trasferita dal duomo all'ormai scomparso Palazzo dei Padri del Comune, nei pressi di Palazzo S. Giorgio dove rimase fino al 1838 quando, a causa della demolizione dell'edificio, venne trasferita a Palazzo Ducale, allora sede degli uffici comunali, e depositata nella cassaforte della civica tesoreria. Nel 1850 con il trasferimento degli uffici a Palazzo Tursi, anche la tavola ne seguì la sorte e trovò posto nella sala a destra del vecchio consiglio, l'attuale ufficio del sindaco. Nel 1908, con l'istituzione del Museo Civico di Palazzo Bianco, la tavola venne qui trasferita e murata con la sua cornice cinquecentesca alla parete sud della sala romana, e ancora nel 1929, trovò ulteriore collocazione nell'ufficio del Podestà. Durante la seconda guerra mondiale la tavola venne ricoverata nella tesoreria del comune e, alla fine del conflitto, ricollocata con la sua cornice cinquecentesca nell'ufficio del sindaco. Nel 1978, in occasione del suo primo restauro, fu di nuovo esposta al pubblico per un breve periodo durante la mostra "Restauri di Liguria" e fu allora, infine, che si decise, dopo una lunga riflessione, di cercare una nuova e, questa volta definitiva, collocazione della tavola nel Museo di Archeologia Ligure a Genova-Pegli. Traduzione dell'iscrizione: Quinto e Marco Minucio Rufo, figlio di Quinto, riguardo alle controversie tra Genuati e Viturii, fecero una ricognizione sul terreno e in presenza dei contendenti composero la controversia e stabilirono secondo quali norme dovessero possedere lagro e dove dovesse passare il confine. Ordinarono loro di seguire il confine e apporre i termini e, fatto ciò, di venire personalmente a Roma. A Roma in loro presenza, pronunziarono la sentenza per senatoconsulto il 15 dicembre sotto il consolato di Lucio Cecilio figlio di Quinto e Quinto Mucio figlio di Quinto. Dovè agro privato del castello di Viturii, essi possono venderlo e lasciarlo in eredità. Questo agro non sarà sottoposto a tassa. Confini dellagro privato dei Langati. Dallestremità inferiore del rio che nasce dalla fonte in Mannicelo al fiume Edo ( qui è posto un termine); poi, risalendo il fiume fino al fiume Lemori e per il fiume Lemori in su fino al rio Comberanea, poi per il rio Comberanea in su fino alla convalle Ceptiema (qui sono posti i due termini, di qua e di là della via Postumia). Da tali termini in linea retta al rio Vindupale, dal rio Vindupale al fiume Neviasca, dal fiume Neviasca giù fino al fiume Porcobera, e di lì in giù fino allestremità inferiore del rio Vinelasca (qui è posto un termine); risalendo in linea retta il rio Vinelasca , ove è posto un termine al di qua della via Postumia, e un altro termine al di là della via, dal termine posto al di là della via Postumia, in linea retta fino alla fonte in Manicello, poi giù fino al termine posto presso il fiume Edo. I confini dellagro pubblico che I Laganensi possiedono risultano essere questi. Il primo termine è posto alla confluenza dellEdo e del Porcobera. Di qui per il fiume Edo in su fino ai piedi del monte Lemurino (termine), in su in linea retta per la costa Lemurina (termine), ancora per la costa Lemurina ( qui è posto un termine sul monte che si affaccia sulla cavità), poi su dritto per costa alla sommità del monte Lemurino ( termine), poi su dritto per costa al castello che è stato chiamato Aliano ( termine), poi su dritto per costa al monte Giovenzione ( termine), poi su dritto per costa al monte appennino che si chiama Boplo ( termine); poi lappennino dritto per la costa al monte Tudelone ( termine); poi giù dritto per la costa al fiume Veraglasca, ai piedi del Monte Berigiema ( termine), poi su dritto per costa al monte Prenicco ( termine), poi giù dritto al fiume Tulelasca ( termine), poi su dritto per la costa Blustiemela al monte Claxelo ( termine), poi in giù alla fonte Lebriemela ( termine), poi dritto per il rivo Eniseca al fiume Porcobera ( termine), poi giù per il fiume Porcobera fino alla confluenza Edo- Porcobera, dove è posto un termine. Lagro che è dichiarato pubblico, i Laganensi Viturii abitanti del castello possono possederlo e goderne. Per tale agro i Laganensi Viturii verseranno al tesoro pubblico, a Genova, 400 nummi vittoriani ogni anno. Se i Laganensi non verseranno tale somma e non soddisferanno allarbitrato dei Genuati, a meno che i Genuensi non tardino a riscuotere la somma, in tal caso i Laganensi dovranno verasare al Tesoro di Genova, di tutto quanto sarà stato prodotto nellagro, 1/20 del frumento e 1/6 del vino ogni anno. Chi possederà (un podere) entro tali confini, Genuate o Viturio, alla data del 1° giugno del consolato di Lucio Cecilio e di Quinto Mucio, potrà continuare a possederlo e goderlo. Tali possessori pagheranno la tassa ai Langanensi secondo la loro posizione così come gli altri Langanensi che possederanno e godranno un podere in tale agro. Oltre a questi possessi, nessuno potrà possedere se non con lapprovazione della maggioranza dei Langanensi Viturii e condizione che non faccia subentrare, Genuate o Viturio, per coltivare. Chi non obbedirà al parere della maggioranza dei Langanensi Viturii non avrà né godrà tale agro. Nellagro che sarà compascuo, nessuno proibisca né impedisca con la forza ai Genuati e ai Viturii di pascolare il bestiame, così come nel resto dellagro compascuo Genuate; e nessuno proibisca che vi raccolgano legna e legname e ne facciano uso. La tassa del primo anno i Langanensi Viturii debbono versarla al tesoro di Genova il 1° gennaio dellanno successivo. Per quanto i Laganensi hanno goduto prima del 1° gennaio prossimo venturo, non debbono pagare nessuna tassa se non vogliono. Quando, nellanno di consolato di Lucio Cecilio e di Quinto Mucio, i prati dellagro saranno prossimi al taglio ( i prati dellagro pubblico posseduto dai Viturii Langanesi, di quello posseduto dagli Odiati, di quello dei Mentovini di quello dei Cavaturini), nessuno potrà tagliarvi o pascolarvi senza il consenso dei Langanensi, degli Odiati, dei Dectumini, dei Cavaturini e dei Mentovini, ciascuno per il proprio agro. Se i Langati, gli Odiati, i Dectumini, i Cavaturini e i Mentovini preferiscono costruire, cintare, tagliare altri prati in tale agro, potranno farlo a condizione che la misura totale dei prati non superi quella dellestate passata. I Viturii che, in occasione delle controversie con i Genuensi sono stati giudicati o condannati per ingiurie, se qualcuno è in carcere per tali motivi, i Genuensi dovranno liberarli e proscioglierli prima del prossimo 15 giugno. Se a qualcuno sembrerà iniquo qualcosa di quanto è contenuto in questa sentenza, si rivolgano a noi, ogni primo giorno del mese, e siano liberi da tutte le controversie oneri pubblici. Segue la firma dei legati: Mocone Meticanio, giglio di Meticone. Plauco Peliano, figlio di Pelione. Trad. G. Petracco Siccardi Tavola bronzea di forma quadrangolare.
Epigraph
II a.C. 117 - 117
577
37.5 47.5 cm
Italia
Second Floor
Pedemonte di Serra Riccò, Valpolcevera, Genoa, 1506
This is the oldest legal document concerning the Ligurians and Genoa. This famous, important metal inscription was discovered in 1506 in Serra Riccò, in Val Polcevera, inland from Genoa. It bears the sentence in Latin handed down in 117 BC by two Roman magistrates, the Minucio brothers, ratified by the Senate of Rome, regarding the territories under the control of Genoa in the Val Polcevera. The text describes the boundaries and agro-pastoral activities allowed to the Viturii Langenses, the Ligurian tribe of the Val Polcevera, and also gives important information about the route of the Via Postumia which crossed the area, connecting Genoa with the Po Valley and extending east to the Adriatic.
For many years the document was emblematic of Genoa's ancient origins and was kept in the city’s government offices until the ‘90s, when it was moved from the Mayor's office to the Museum of Ligurian Archaeology.