Mocassini per ragazzo/a, 1880 circa (Dakota dell’Est

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Acquisizione:

Collezione Missioni Cattoliche Americane 1893

Ambito culturale:

documentazione

Inventario:

C.A.513 a/b

Provenienza (nazione):

Stati Uniti d'America

Tecnica:

In origine si utilizzava un unico pezzo di pelle morbida sia per la suola sia per la tomaia, con un'unica cucitura sul retro. A partire dalla metà del XIX secolo, per evitare il rapido deterioramento delle suole in pelle morbida, si cominciarono a realizzare i mocassini in due pezzi, con pelle grezza più resistente per la suola e pelle conciata morbida per la tomaia. Quest'ultima poteva essere frangiata e decorata con aculei di porcospino, che venivano divisi a seconda della misura, ammorbiditi in bocca e, presso alcune tribù, spaccati; quindi erano appiattiti con i denti o con le unghie. In un periodo più tardo, in seguito al contatto e ai conseguenti scambi con gli europei, gli aculei furono sostituiti da conterie di vetro. Per la conciatura la pelle veniva tesa su dei pioli e con un raschiatoio si eliminavano residui di carne e cartilagini, quindi veniva lasciata stesa al sole ad asciugare per parecchi giorni. A questo punto la pelle veniva capovolta per rimuovere il pelo, tenuta a mollo e strofinata con una mistura di grassi animali per ammorbidirla. Dopo averla lasciata nuovamente asciugare, veniva stirata e lavorata sulle due facce con una correggia ritorta di cuoio grezzo.

Utilizzo:

Protezione

Casacca e gambali femminili, fine ‘800 (Dakota dell’Est, Yankton)

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Parfleche, 1870 - 1880 circa

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Acquisizione:

Collezione Missioni Cattoliche Americane 1893

Ambito culturale:

documentazione

Inventario:

C.A.1682

Provenienza (nazione):

Dakota (U.S.A.)

Tecnica:

I parfleche, in genere, venivano realizzati in coppie ricavandoli da un'unica pelle di bisonte, previamente privata di grasso e scarnificata con un raschiatoio. La pelle veniva tesa e fissata al suolo tramite picchetti e lasciata a decolorare per alcuni giorni al sole. Per delimitare la misura della borsa e segnare il motivo del disegno venivano usati ramoscelli di salice scortecciati di lunghezza diversa; quindi si tracciavano i contorni dei disegni con un "pennello d'osso" e si stendevano i colori desiderati, previamente mischiati alla saliva per ottenere un fissaggio migliore. La superficie era poi rivestita da un sottile strato di colla o turapori che dava brillantezza ai colori e la proteggeva dagli strappi e dall'usura. A questo punto, la pelle veniva rivoltata per eliminare il pelo, si ritagliava il parfleche nella forma desiderata e lo si ripiegava a forma di busta che veniva chiusa con legacci e fori passanti.

Utilizzo:

Contenitore per la conservazione e il trasporto di carne essiccata (pemmican) e di vestiario. Veniva posto sul travois (dal franco-canadese "travail"): tripalo; era una struttura formata da da due stecche di legno più lunghe incrociate che in prossimità delle estremità posteriori sono collegate l'una con l'altra da un appoggio per portare carichi. Nel punto in cui si incrociano, le stecche si appoggiano sul dorso di un animale. Sul travois si trasportavano tende, suppellettili e bambini. Il parfleche si usava anche sulla groppa del cavallo. Spostamenti a cavallo.

Borsina femminile, 1880 circa (Dakota dell’Est, Yankton)

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Ursula Roach, prima Hopi a Castello D'Albertis, 1998

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Scatto E.A.d'Albertis, Hopiland, 1896

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Scatto E. d'Albertis, Hopiland, 1896

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Scatto di E. d'Albertis, Hopiland, 1896

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Gli Hopi inaugurano il museo nel 2004

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Gli altipiani rocciosi di Hopiland

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