Per fare un cantiere, nella Liguria e nell’Italia del secondo Ottocento, basta un tratto di arenile preso in concessione dal Demanio, una palizzata per cercare di impedire i furti e qualche tettoia. Lì un maestro d’ascia prende a giornata le maestranze specializzate, dai disegnatori ai segantini, ai calafati. Su questa base si continuano a costruire navi in legno e a vela.
Tuttavia, il panorama internazionale della navigazione è mutato. Gli Inglesi per primi costruiscono scafi in ferro e acciaio, sperimentano eliche e motori a triplice espansione, mentre il vapore prende il posto della vela.
La sala racconta l’ultima stagione della cantieristica tradizionale ligure: strumenti dei maestri d’ascia e dei calafati, diorami di cantieri navali, una serie di mezzi modelli e una serie di immagini.
Fabio Garelli, nella sua qualità di ingegnere navale, autore di alcuni dei più importanti progetti italiani a cavallo tra Otto e Novecento, era molto noto e conosciuto tra i costruttori. Non meraviglia quindi, che - all’atto di costituire la Collezione Garelliana di storia navale - quasi tutti i più noti titolari di cantieri liguri, o i loro eredi, provvedessero ad inviare testimonianze, più o meno significative del lavoro svolto. E’ il caso di Eugenio Gotuzzo, costruttore e maestro d’ascia di Chiavari che donò un insieme di fotografie dei vari di alcune delle sue unità più significative, allestite in pieno Novecento e quindi al tramonto dell’epoca della vela. Le foto esposte si riferiscono al varo di golette e scune, tra il 1914 e il 1922.
Nella sala troneggia il modello della pirocorvetta Principessa Clotilde. Costruita nel 1864 era una nave da guerra di secondo rango, destinata a celebrare la figlia minore di Vittorio Emanuele II. Era adibita a compiti di pattugliamento dei mari, anche in zone molto lontane dalla madrepatrie – come l’oceano Pacifico - ma dove erano in gioco interessi nazionali.
Il modello, ma sarebbe più corretto parlare di "diorama", vede la nave divisa in tre settori: è un artificio del modellista mostrare la nave durante tre fasi differenti della costruzione: la prima fase, a poppa, "fotografa" il bastimento al completamento della struttura delle ordinate; lo scheletro della nave è completo e su questo si iniziano a posizionare i primi bagli, le travi trasversali che sosterranno il pesi dei ponti.
La fase successiva è rappresentata al centro: vengono collocati i puntali, sorta di colonne di sostegno dei bagli. Sulla faccia interna delle ordinate vengono collocate le travi di rivestimento interno che, per una nave da guerra, erano particolarmente robuste. Il modellista mostra un particolare interessante: prima di applicare il fasciame esterno, le ordinate vengono irrobustite per mezzo di bande metalliche parallele tra loro e inclinate di 45° rispetto alle ordinate.
La terza fase viene mostrata a prora: lo scafo e gli interni sono quasi completi, il fasciame di rivestimento viene applicato a partire dal capodibanda, la parte superiore della murata, e dalla chiglia. Il diorama rappresenta una felice sintesi dell'arte costruttiva ottocentesca. Una didascalia indica "Regia Scuola d'Ingegnerìa Navale di Genova. Modello di Pirofregata Principessa Clotilde. Costrutto nei laboratorì della Scuola". La denominazione fa ritenere che il modello, forse realizzato sui piani costruttivi originali del bastimento, sia stato realizzato attorno al 1905-1915.