Piano terra

ATRIO

Entrando nel Museo il visitatore si trova nell’atrio dove, nelle vetrine poste in tre nicchie, può già osservare alcuni significativi esemplari, fra cui rettili e uccelli esotici, testimoni delle attività di esplorazione e di raccolta svolte nel passato; da notare inoltre l’orso bruno d’Abruzzo, raro e protetto rappresentante della fauna italiana.
Si accede quindi alle sale espositive del piano terra.

SALONE DI PALEONTOLOGIA

L’ampio salone presenta una serie di vetrine alle pareti che offrono una esauriente panoramica sul processo della fossilizzazione e, a seguire, sulla storia della Terra, soffermandosi in particolare sull’evoluzione degli organismi vegetali e animali, fino a giungere alla comparsa del genere Homo.
Degna di nota una grande roccia contenente l’impronta fossile della palma Flabellaria mediterranea proveniente dall’entroterra di Savona e con l’importante valore di "tipo", ossia di esemplare utilizzato per la prima descrizione della specie. Al centro del salone si erge maestoso lo scheletro di Elephas antiquus italicus, lungo 14 metri, rinvenuto nel 1941 in un giacimento di farina fossile in provincia di Viterbo e recentemente restaurato.
Le due vetrine "Una storia ligure (dall’Eocene al Pleistocene)" e "Sotto le vie del centro di Genova" sono state realizzate in collaborazione con alcuni docenti di Scienze della Terra del Dipartimento per lo Studio del Territorio e delle sue Risorse dell’Università di Genova. L’allestimento propone un rapido viaggio nel tempo geologico delle Liguria attraverso le principali aree fossilifere della regione. La seconda vetrina illustra l’area urbana genovese, in cui, sotto le vie che percorriamo quotidianamene, dalle marne plioeniche di circa 5-4 milioni di anni fa emerge, grazie a fossili, l’immagine di un sorprendente ambiente di mare tropicale, ricco soprattutto di molluschi e abitato da antichi sirenidi, mammiferi acquatici molto simili agli attuali dugonghi.

Approfondimento

L’ Elefante antico e la ricostruzione degli ambienti del passato
L’esemplare di Elephas antiquus italicus, pressoché completo, appartenente alla specie di mole massima vissuta nelle foreste euroasiatiche del Quaternario e ora estinta, venne rinvenuto nel 1941 in un giacimento di "farina fossile" situato in provincia di Viterbo.
La zona del ritrovamento, non lontana dal lago di Bolsena e dal vulcano Cimino, ha un passato geologico assai travagliato. Vi si alternarono momenti di parossismo vulcanico e lunghe pause, durante le quali le acque, ruscellando, modellarono colline di tufi vulcanici e, accolte nelle depressioni, formarono laghi e paludi. E’ probabile che l’elefante, sceso nel lago per bagnarsi, come fanno abitualmente questi animali, sia rimasto impantanato nella melma e non abbia saputo riguadagnare la riva. Dopo la morte andò a fondo e, lentamente, venne sepolto dal sedimento lacustre costituito dai microscopici scheletri delle Diatomee. Il deposito divenne roccia con il passare del tempo e permise così la fossilizzazione di questo grande animale.


SALA 1
Primati


In un ideale proseguimento di quanto visto nel Salone di Paleontologia, la sala tratta argomenti quali la comparazione fra l’uomo e le scimmie antropomorfe e la locomozione dei Primati, ordine che comprende le Scimmie e le Proscimmie (sala 2). A loro volta le scimmie vengono divise in platirrine o del Nuovo Mondo e in catarrine o del Vecchio Mondo. La distinzione viene fatta non solo per l’area di provenienza, ma anche in base a caratteri morfologici: le scimmie platirrine possiedono un largo setto nasale, mancano di un vero e proprio meato acustico esterno, e, essendo arboricole, sono spesso provviste di coda prensile; le scimmie catarrine sono invece caratterizzate da un naso stretto con le narici ravvicinate, possiedono un meato acustico esterno e, quando presente, la coda non è mai prensile.
Tra i numerosi esemplari esposti è da notare il grosso maschio di orango di Borneo (Pongo pygmaeus).
Un dispositivo sonoro consente di udire le voci di alcune delle specie esposte.

Approfondimento

L’ Orango

Nella lingua malese Orang-utan significa "uomo della foresta". Questa scimmia antropomorfa diurna abita infatti le foreste e nidifica sugli alberi dai quali raramente scende. La sua dieta consiste principalmente in frutti e semi, ma si nutre anche di insetti. Il gruppo familiare presente nella sala testimonia l’intensa vita sociale di questi animali, la cui gerarchia è basata su un maschio dominante. Il grande maschio di orango (Pongo pygmaeus) esposto, con i caratteristici cuscinetti adiposi sulle guance, è preparato nell’atteggiamento caratteristico dell’animale arboricolo.



SALA 2
Primati, Chirotteri


In questa sala termina, con le Proscimmie, l’esposizione dei Primati iniziata nella sala precedente. Le Proscimmie si distinguono dalle Scimmie per la presenza, all’estremità del naso, del rhinarium, una sorta di cuscinetto umido e glabro di tessuto soffice (assente solo nel Tarsio), e per altri caratteri morfologici e comportamentali. Curioso è il Tarsium spectrum, dai grandi occhi adatti alla vita notturna e con la capacità di ruotare il capo praticamente di 180°. Sono presenti anche leTupaie, un tempo comprese nell’ordine dei Primati, oggi collocate dalla maggior parte degli autori in quello degli Scandentia, simili a roditori e di grande interesse scientifico, poiché possiedono alcuni caratteri anatomici assai evoluti pur essendo un gruppo piuttosto primitivo.
Infine si possono osservare i Chirotteri o pipistrelli, gli unici mammiferi capaci di volo attivo tramite la modificazione dell’arto superiore rivestito di una membrana chiamata patagio. Sono animali con abitudini notturne e crepuscolari, in grado di volare anche nel buio più completo grazie ad un sistema di ecolocazione, analogo al sonar, che permette loro di individuare gli ostacoli. La loro alimentazione è molto varia e va da quella frugivora delle rossette o volpi volanti, i giganti del gruppo, a quella ematofaga del piccolo vampiro.

Approfondimento

Il ruolo dei Chirotteri italiani nell’equilibrio del sistema naturale

I chirotteri sono i soli Mammiferi capaci di volo attivo. Il loro corpo, rivestito di folto pelo, è relativamente leggero e gli arti anteriori, trasformati in organi di volo, presentano dita lunghissime (escluso il primo), atte a sostenere una membrana alare, detta patagio, estesa anche al tronco e agli arti posteriori. Gli arti posteriori sono brevi e dotati di robuste unghie uncinate che consentono all’animale di restare appeso e pendulo in posizione di sonno. Possiedono la straordinaria capacità di volare nell’oscurità più profonda localizzando gli ostacoli per mezzo di ultrasuoni che emettono e captano in volo. Alcune specie sono frugivore e altre succhiatrici di sangue, ma nella maggioranza dei casi si nutrono di insetti. Tutte le specie presenti in Italia sono insettivore e, a dispetto di tutte le credenze popolari sul loro conto, svolgono un importante ruolo nel tenere sotto controllo le popolazioni di insetti dannosi per l’uomo, come ad esempio le zanzare. Per questo motivo sono animali severamente protetti dalla legge che ne vieta l’uccisione.

SALA 3
Carnivori


Ha inizio in questa sala la rassegna dei Mammiferi Carnivori, un vastissimo gruppo comprendente i Fissipedi (sale 3, 4), carnivori terrestri con zampe ben distinte, e i Pinnipedi (sala 5), carnivori acquatici, prevalentemente marini, con corpo fusiforme e arti modificati in pinne. Caratteri comuni all’intero gruppo sono una potente muscolatura, robuste unghie spesso conformate ad artiglio, una dentatura completa e sensi dell’olfatto e dell’udito molto sviluppati.
E’ allestita un’introduzione generale sull’argomento, e sono mostrati rappresentanti della famiglia degli Ursidi, fra cui differenti esemplari di orso bruno (Ursus arctos), uno degli Abruzzi, uno del Trentino e il terzo della Romania, un imponente maschio di orso polare (Thalassarctos maritimus) proveniente dalla Norvegia e l’orso labiato (Melursus ursinus) che si nutre di miele e insetti nelle foreste dell’India e di Ceylon. Si passa quindi ai Canidi e agli Ienidi, per poi terminare con i Mustelidi, i Viverridi e i Felidi. Da notare l’esemplare di lupo (Canis lupus) catturato nell’Appennino ligure il 10 novembre 1871: si tratta dell’ultima testimonianza conservata della presenza della specie in Liguria prima della sua ricomparsa a oltre un secolo di distanza (vedere al riguardo la Sala Ligure).

Approfondimento

Orsi carnivori e orsi insettivori

L’orso bianco polare (Thalassarctos maritimus) della Norvegia abita le sperdute lande ghiacciate della regione circumpolare artica. Di mole possente (può superare i 700 Kg di peso e la lunghezza di 2,5 m.), completamente rivestito di fitto pelo anche sotto le superfici palmari e plantari, costituisce l’esempio più espressivo di animale resistentissimo al freddo. Camminatore infaticabile e abile nuotatore nelle acque gelide, vive predando pesci, roditori e soprattutto foche. Di tutt’altre abitudini è invece il più piccolo orso labiato (Melursus ursinus) delle foreste dell’India e di Ceylon. Il muso lungo e stretto, con mobilissime labbra che possono protendersi a tromba e con le narici che possono essere chiuse da membrana, rende quest’animale assai abile nell’attingere il suo cibo preferito, costituito da miele e insetti, direttamente dalle tane costruite nella terra e negli alberi.


SALA 4
Carnivori, Dermotteri, Insettivori


Sono qui esposte alcune fra le forme più note e interessanti di Felidi, a partire dalle linci, assai diffuse nel passato in Eurasia, Africa e Nordamerica, ma oggi in numero ridotto a causa della caccia spietata a cui sono state sottoposte per la loro pregiata pelliccia. Degni di nota il caracal (Lynx caracal) e la lince siberiana (Lynx lynx isabellina). Fra gli altri, spiccano il leopardo delle nevi (Panthera uncia), perfettamente adattato alla vita di alta montagna dei rilievi asiatici, dove può raggiungere i 4000 m di altitudine, e il ghepardo (Acinonyx jubatus), che può toccare i 110 Km/h di velocità nelle zone aperte dell’Asia e dell’Africa in cui vive.

La corsa del Ghepardo
Predatore tipico delle zone africane e asiatiche, il ghepardo (Acinonyx jubatus) evita le foreste e predilige le praterie, anche a causa delle sue abitudini di caccia. Non tende agguati come fa invece il leopardo, ma avvicina la preda il più possibile avanzando appiattito sul terreno, per poi assalirla improvvisamente con uno scatto. La sua corsa può raggiungere i 110 Km/h (la massima velocità sviluppata da un mammifero) per un tratto di circa mezzo Km. Ciò è reso possibile dalla potente muscolatura delle zampe e dalla colonna vertebrale estremamente flessibile che può arcuarsi come una molla. Sin dai tempi antichi, per questa sua caratteristica, era addestrato dagli Egizi e dagli Etiopi nella caccia alle gazzelle e alle antilopi.


SALA 5
Carnivori, Roditori, Lagomorfi, Iracoidei, Proboscidati, Sirenidi


La sala 5 presenta sul lato sinistro i Pinnipedi (otarie e foche) e su quello destro i Roditori, i Lagomorfi, gli Iracoidi, gli Elefanti e i Sirenidi. Fra i Pinnipedi, da notare un esemplare maschio di elefante marino (Mirounga leonina) proveniente dalla Patagonia, che offre, adagiato pesantemente sulla ricostruzione di una spiaggia di ciottoli, un impatto visivo efficace a sostegno del suo nome, che fa riferimento sia alla mole possente sia alla forma prominente del muso. Curiosi, fra i Roditori, l’istrice arboreo (Coendu prehensilis) dalla coda prensile, il topo delle piramidi (Jaculus jaculus) adattato ai territori desertici, l’eterocefalo glabro (Heterocephalus glaber) dalla vita esclusivamente sotterranea e il capibara (Hydrochaeris hydrochaeris) che con una lunghezza massima di 1.30 m. e un peso fino a 50 Kg. è il gigante del gruppo. All’ordine degli Iracoidi appartengono alcuni mammiferi arcaici, interessanti perché, nonostante la loro somiglianza con i Roditori, presentano affinità strutturali con gli Ungulati e con gli Elefanti. Infine sono mostrati i pacifici Sirenidi, artefici involontari del mito delle sirene, che vivono nelle acque marine, salmastre e dolci delle zone tropicali; comprendono il lamantino (Trichecus senegalensis) e il dugongo (Dugong dugong).

Approfondimento

L’architetto dei fiumi europei

Un tempo assai diffuso, il castoro d’Europa (Castor fiber) vive attualmente in aree molto ristrette lungo i bacini del Rodano e dell’Elba, nella Penisola Scandinava, in Polonia e in Russia. Questo roditore acquatico di grossa mole, ricoperto di preziosa pelliccia composta di morbida lana e fitti peli setolosi, ha denti incisivi assai robusti, coda a paletta rivestita di scaglie e dita dei piedi palmate. E’ noto per la capacità di rimanere a lungo in apnea e per l’abilità con cui costruisce la sua tana, con ingresso subacqueo, dietro una diga artificiale di alberi abbattuti.

SALA 6
Cetacei, Artiodattili


Uno degli ordini presentati nella sala è quello dei Cetacei, mammiferi perfettamente adattati alla vita acquatica. Sono esposti alcuni esemplari appartenenti ai due gruppi in cui si divide a sua volta quest’ordine: i Misticeti, privi di denti, come le balene, e gli Odontoceti, provvisti di denti conici, come i delfini.
L’esposizione degli Ungulati, mammiferi erbivori provvisti di zoccoli, si apre con un’introduzione in cui sono illustrati i caratteri generali del gruppo e le differenze a livello di scheletro. Si passa quindi alla visione di alcune peculiari specie di Artiodattili come i piccoli Tragulidi dai canini sporgenti, i rari muntjak della Birmania, i caribù o i wapiti dal magnifico palco.
Artiodattili significa "dita pari" poiché negli arti il primo dito manca, il secondo e il quinto sono ridotti o mancanti, mentre il terzo e il quarto assumono un grande sviluppo.
Gli Artiodattili di maggiori dimensioni sono i Camelidi: il guanaco (Lama guanicoe) è considerato l’antenato delle altre forme, mentre l’alpaca (Lama pacos) è domestico ed è allevato soprattutto per la lana fornita dal folto mantello.

Approfondimento
La mandibola del Capodoglio

Le notevoli dimensioni della mandibola di capodoglio (Physeter catodon) esposta, forniscono un’idea della misura di questo grande cetaceo odontoceta, il cui maschio può raggiungere la lunghezza di 18 metri. Si trova in tutti i mari, particolarmente in quelli profondi, caldi e temperati, dove vive in branchi mantenendosi lontano dalle coste. La vita subacquea di profondità è strettamente legata all’alimentazione, costituita soprattutto da cefalopodi abissali, che i capodogli scendono a catturare fino a 2000 metri.

SALA 7
Artiodattili, Cetacei

Sono esposti alcuni Cervidi, fra i quali spiccano la renna (Rangifer tarandus), tipica abitatrice delle tundre artiche che compie migrazioni stagionali in grandi branchi, e il cervo di padre David (Elaphurus davidianus) in forte pericolo di estinzione. Una grande vetrina panoramica è invece dedicata agli Ungulati italiani, qui presentati in una cornice ambientale creata con lo scopo di dare a ciascuna specie uno sfondo appropriato. L’enorme scheletro, lungo 19.50 m, di balenottera comune (Balaenoptera physalus) arenatasi il 1 ottobre 1878 sulla spiaggia di Monterosso (La Spezia), testimonia l’elevato adattamento dei Cetacei alla vita acquatica.

Approfondimento

Il Cinghiale

Il cinghiale (Sus scrofa) ha un aspetto simile a quello del maiale, ma possiede zampe più lunghe, muso più prominente e, in generale, è più snello. La pelliccia folta e setolosa può essere brizzolata, nera, marrone e grigia; in inverno è più lunga e fitta. Gli animali giovani possiedono una colorazione marrone giallastra con strisce longitudinali scure e crema; i maschi adulti hanno robuste zanne arcuate all’esterno. Vivono in boschi intricati e luoghi paludosi, solitari o in piccoli gruppi. Le loro abitudini sono prevalentemente notturne. L’alimentazione è onnivora: si nutrono di ghiande, faggiole, radici, frutti di campo, carogne, piccoli animali e larve di insetti. E’ una specie cosmopolita diffusa in tutt’Italia e, per la macanza di predatori, in continuo aumento anche presso i centri abitati.

SALA 8
Artiodattili

Nel 1973 venne stilata la Convenzione di Washington (comunemente denominata CITES) sul controllo del commercio internazionale di animali e piante selvatici minacciati d’estinzione. Oggi la CITES prevede elenchi di rischio con tre diversi gradi di pericolosità verso l’estinzione e molte delle specie esposte nella sala compaiono purtroppo ormai in tali elenchi.
Nel complesso, viene offerto un significativo panorama sugli Artiodattili nel mondo: sono presenti gruppi che si sono adattati perfettamente sia ai climi caldi (Bovidi Antilopini, Alcelafini, ecc.) sia ai climi freddi (Bovidi Caprini, alce tra i Cervidi) pur partendo dallo stesso modello iniziale di mammifero erbivoro.
L’okapi (Okapia johnstoni) è un raro e prezioso giraffide, scoperto soltanto nel 1901, che vive nel Congo orientale.

Approfondimento

Uno strano giraffide

L’okapi (Okapia johnstoni), raro e prezioso giraffide, fu scoperto e determinato come tale soltanto nel 1901. Vive solamente nella fitta foresta pluviale del fiume Ituri, nel Congo orientale. E’ una specie protetta. Ha la taglia di un cavallo medio. Il mantello, di pelo raso, è bruno rossastro, con una macchia chiara sulle guance. Gli arti sono zebrati fino alla sommità della coscia. Di questo singolare animale, segnalato da Sir Harry Johnston, gli studiosi poterono esaminare inizialmente solo poche striscie di pelle zebrata, usate come ornamento dalle popolazioni indigene. Ritennero così di aver scoperto una nuova specie di zebra che chiamarono Equus johnstoni. Solo più tardi si riconobbe lo sconosciuto giraffide. L’esemplare esposto è stato catturato nel 1904 ed è quindi uno dei primi individui di questa specie che sono pervenuti ad un Museo di Storia Naturale.

SALA 9
Savana africana

L’ambiente tipico della savana si estende lungo le fasce tropicali ed è presente in Asia, Australia, America Meridionale ma soprattutto in Africa.
Le temperature sono sempre elevate, con una media annua superiore ai 20°C; le precipitazioni sono abbondanti, ma concentrate solo in uno o due periodi, e in generale queste zone sono soggette a più di tre mesi continui di siccità.
La vegetazione comprende formazioni erbose aperte e miste con arbusti e alberi.
Il diorama offre un suggestivo viaggio nella savana africana attraverso effetti luminosi, che ricreano le albe e i tramonti repentini che avvengono a tali latitudini, e attraverso effetti sonori, con la riproduzione dei versi degli animali che vivono in questo ambiente. Uno sfondo accuratamente dipinto svolge la funzione di perfetto scenario in cui si "muovono" molte specie caratteristiche.
Fra queste, degni di nota il gruppo di leoni (Panthera leo), le giraffe (Giraffa camelopardalis), l’ippopotamo (Hippopotamus amphibius) e alcuni "spazzini" della savana quali la iena e il marabù, tutti preparati in pose che rispecchiano fedelmente il loro comportamento.

Approfondimento

La sopravvivenza delle piante nella savana

Temperature assai elevate e lunghi periodi di siccità sono condizioni caratteristiche della savana che mettono in grande difficoltà gli organismi viventi. Per sopravvivere gli animali attuano strategie sia di competizione che di collaborazione e anche nel mondo vegetale si può assistere a tutta una serie di adattamenti in questo senso. Si può cominciare già dalle piante erbacee, che si sforzano di non essere mangiate, e per questo induriscono i loro tessuti, accumulano tossine e si associano a specie non commestibili. Gli alberi hanno in molti casi corteccia ispessita come il baobab per resistere al fuoco, radici espanse orizzontalmente per assorbire anche la pioggia più lieve, chiome ad ombrello per fare da parasole alle radici come nelle acacie, poche foglie ispessite o aghiformi per limitare la traspirazione.

SALA 10
Artiodattili, Perissodattili, Maldentati, Folidoti, Marsupiali, Monotremi

I Suiformi sono Artiodattili non ruminanti.
Il gruppo dei Perissodattili comprende invece Equidi, Rinocerontidi e Tapiridi.
Il nome significa "dita impari" perché negli arti, il più sviluppato o l’unico presente, è sempre il terzo dito. Sono animali erbivori di grossa mole con denti canini assai ridotti o mancanti e molari con la superficie crestata. Degni di nota l’asino selvatico della Somalia (Equus asinus somalicus), ormai raro, che probabilmente rappresenta l’unica forma superstite di asino selvatico africano, e un cranio di rinoceronte bianco (Diceros simus), che, dopo l’elefante, è oggi il più grande mammifero vivente sulla terraferma. I Maldentati comprendono singolari animali come i lentissimi e pelosi bradipi delle foreste dell’America meridionale, i corazzati armadilli e i formichieri dal muso allungato; ai Folidoti appartengono invece i pangolini. I Marsupiali sono mammiferi primitivi comprendenti una grande varietà di forme diverse per aspetto, dimensioni e abitudini; sono diffusi soprattutto in Australia, Tasmania, Nuova Guinea e isole vicine, ma anche, in piccola parte, nelle Americhe. Le femmine possiedono una tasca ventrale o marsupio dove allevano i piccoli che nascono sempre immaturi. Interessanti la talpa marsupiale (Notoryctes typhlops) delle zone semidesertiche, gli scoiattoli volanti (Petaurus) capaci di volo planato, e il tilacino o lupo marsupiale (Thylacinus cynocephalus), un tempo vivente in Tasmania ed oggi ormai estinto. Con i Monotremi (echidna e ornitorinco), singolari mammiferi che depongono uova, termina la visita al piano terra.

Approfondimento

L’abile artefatto

L’ornitorinco (Ornithorhynchus anatinus) è forse l’animale che assomma i più strani caratteri, tanto che uno scienziato europeo del primo Ottocento lo aveva ritenuto un abile artefatto portato dall’Oriente. Questo raro mammifero vive, rigidamente protetto, lungo i corsi d’acqua dell’Australia e della Tasmania. Abile nel nuoto, si immerge alla ricerca di larve, crostacei e molluschi, palpando il fondo con il muso a becco d’anatra rivestito di nuda pelle sensibile. Ha il corpo appiattito e ricoperto di fitto e morbidissimo pelo. La coda ricorda quella di un castoro. Le zampe anteriori, dotate di membrana tra le dita, sono palette utilissime al nuoto, mentre le zampe posteriori, con dita provviste di robuste unghie, sono adatte a scavare lunghe tane sotterranee a galleria nella fitta vegetazione che ricopre le rive. E’ un esponente dell’ordine dei Monotremi, caratterizzato da una riproduzione ovipara.