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Letto piramidale
Alberto Fabbi (Bologna, 1858-1906)
Rovere con intarsi in avorio, madreperla e pietre dure, 296 x 275 x 280 cm; 90 x 165 x 63 cm
GX1993.194
Mitchell Wolfson Jr. 2007 Genova
Fabbi, Fabio Bologna, 1861 – Casalecchio di Reno, 1946
Divenuto proprietario nel 1896 del Palazzo Ducale di Guastalla, l’imprenditore Flavio Mossina – già residente in Congo, dove iniziò a maturare la propria passione per l’esotismo – diede subito avvio a una serie di lavori di ripristino dell’edificio, per farne la propria abitazione e la sede della sua azienda "Trancerie Mossina", una tra le prime e più importanti fabbriche di compensati in Italia. Tra gli ambienti da lui ideati si deve ricordare la Camera Egizia, da cui provengono gli arredi conservati alla Wolfsoniana e il cui apparato decorativo – commissionato al pittore orientalista Fabio Fabbi, probabile autore del progetto, forse assieme al fratello Alberto – fu eseguito intorno al 1917 dal pittore e architetto Tommaso Aroldi, formatosi tra il 1885 e il 1892 alle accademie di Parma e Firenze, dove fu allievo di Giovanni Fattori.<br>Il cassettone Ninive e il letto piramidale documentano in maniera esemplare il visionario e fantasioso spirito orientalista che improntava i caratteri artistici della camera: un pastiche che combinava suggestioni esotiche e storiciste di diverse epoche e di differenti aree geografiche, come attestato dalle stravaganti invenzioni figurative degli elementi di boiserie in deposito presso la Wolfsoniana, raffiguranti miti e leggende di re, faraoni, dei ed eroi, ambientati in lande remote, dall’estremo oriente all’America Latina, a ricreare una seducente e immaginaria atmosfera esotica. Il rimando all’antico Egitto, rievocato nella monumentale testiera piramidale del letto, dialogava, nel contesto di questa fastosa ricostruzione orientaleggiante, con la fantastica veduta nel fronte del cassettone della città di Ninive, antico centro urbano sulla riva sinistra del Tigri nel Nord della Mesopotamia.<br>L’aspetto peculiare della Camera Egizia del Palazzo Ducale di Guastalla è tuttavia rappresentato soprattutto dal fatto che – seppure all’epoca fosse molto in voga proporre, a fianco di arredi storicistici, salotti in stile orientale, genericamente indicati con il termine “moresco” e abitualmente attrezzati a fumoir – questo ambiente era destinato non a una condivisione sociale, ma a una fruizione più intima e famigliare. Letto ligneo riccamente decorato con intarsi in avorio e pietre dure, caratterizzato da una struttura monumentale e dalla testiera piramidale, riecheggiante l'antico Egitto, circondata da mura e torri.
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GX1993.194
296 275 280 cm
Primo piano, sala "Esotismi"
Donazione Mitchell Wolfson Jr, 2007
Il gusto per culture lontane nello spazio o nel tempo ha marcato da sempre la cultura occidentale, in particolare a partire dal Settecento, quando si affermò la moda delle “cineserie”. Fu però dagli inizi dell’Ottocento che l’interesse per l’esotico - termine quanto mai ampio e vago che connota soggetti e motivi provenienti da epoche e aree geografiche assai diverse ma allora assimilati tout court come “orientali” - si impose con forza rinnovata, favorito anche da eventi storici e di altra natura, come la compagna napoleonica in Egitto (1798-1801), la riapertura del Giappone agli scambi commerciali (1853), il taglio del canale di Suez (1869) e più tardi quello di Panama (inaugurato nel 1920), l’intensificarsi delle esplorazioni geografiche, la formazione dei grandi imperi coloniali su su fino alla scoperta della tomba del faraone Tutankhamon (1922), forse la più grande scoperta archeologica di tutti i tempi.
Si trattò quasi sempre di un interesse che non nasceva da preoccupazioni filologiche, bensì mirava principalmente ad avvicinare culture diverse per creare, in particolare nei dipinti, nelle sculture e nell’illustrazione grafica, un repertorio di atmosfere, temi iconografici e soggetti decorativi che dovevano confermare l’immagine che gli occidentali avevano delle culture extraeuropee, di un mondo e di un modo di vita, cioè, favoloso e remoto, istintivo e barbarico, sensuale quando non esplicitamente erotico, insomma una realtà “parallela” a quella occidentale, borghese e positivistica.
Anche nell’ambito delle arti decorative e dell’arredo prevalse un’eguale disinvoltura interpretativa. Quando, intorno al 1890, i due pittori orientalisti bolognesi Fabio e Alberto Fabbi realizzarono per il Palazzo Gonzaga di Guastalla, a metà strada tra Mantova e Reggio Emilia, una camera da letto ispirata all’Egitto dei faraoni, idearono un monumentale letto dalla testiera piramidale circondata da mura e torri, due cassettoni con vedute fantastiche delle città di Ninive - che fu sumera, appunto, e non egizia - e di Tebe, mentre nel soffitto e sulle boiserie intarsiarono figure di filosofi, guerrieri e personaggi mitologici sullo sfondo di paesaggi esotici.