Le pietre parlano. I depositi del museo

Il deposito del Museo di Sant’Agostino, è un luogo fondamentale per conoscere la memoria di Genova. In questa grande sala seminterrata, progettata da Franco Albini e Franca Helg, è infatti conservato quello che può essere definito l’archivio monumentale della città: qui sono confluite tutte le testimonianze salvaguardate durante le demolizioni avvenute nell’Ottocento e nel Novecento in quanto ritenute di importanza storico-artistica o documentaria.

Queste mute testimonianze, però, parlano: paziente ricerca d’archivio ed attenta analisi formale consentono, attraverso la ricomposizione dei contesti di provenienza, di delineare le biografie di questi monumenti e, soprattutto, degli uomini che li hanno creati. Per avere un’idea delle storie che le migliaia di reperti qui custoditi, se interrogati, raccontano, potete soffermarvi sulla grande pianta appesa alla parete qui di fronte. Il rilievo assembla le diverse sezioni di dettaglio della carta di Genova entro le sue mura, realizzata da Giacomo Brusco (1785) e documenta una città in gran parte perduta, riconoscibile talvolta con difficoltà.

Numerosi sono gli edifici religiosi scomparsi, come, per esempio, i due grandi complessi gotici di San Francesco di Castelletto e di San Domenico, e le chiese di San Tommaso, San Michele, San Benigno, Santa Maria in Passione, San Silvestro, Sant’Andrea e San Sebastiano. Anche le demolizioni di edifici di abitazione furono molto consistenti, come documenta il materiale proveniente dall’area prospiciente Porta Soprana, da Piccapietra o da via Madre di Dio.

Il deposito non è uno spazio espositivo ma uno spazio di lavoro e conservazione, in continuo mutamento: con l’avvio del riallestimento del Museo di Sant’Agostino molte opere saranno trasferite nelle sale d’esposizione e, al loro posto, il deposito accoglierà altri reperti in grado raccontare differenti aspetti della poliedrica memoria di Genova.