Il nucleo di opere di scuola genovese dal primo Cinquecento fino all’Ottocento costituisce il cuore della collezione del Gabinetto Disegni e Stampe di Palazzo Rosso: consta di oltre 6000 fogli tra progetti per dipinti, affreschi e arredi, ritratti, disegni di paesaggio, studi accademici, studi dal vero, disegni per monumenti e per il teatro. Tra i molti percorsi possibili, si offre qui di seguito una selezione di progetti di scuola genovese per le decorazioni di interno, affreschi e arredi, che documentano il gusto dell’alta aristocrazia locale nell’età barocca. I disegni, di preziosa esecuzione e alta qualità formale, forniscono un’affascinante esemplificazione di quello che fu, nel secolo della “grande decorazione” e delle ricche quadrerie genovesi, l’impegno progettuale degli artisti per arredare e arricchire le magnifiche dimore della nobiltà della Superba: invenzioni per pareti, stucchi, arredi, volte affrescate, alcove e ambienti di rappresentanza.
Partiamo da un foglio di Ottavio Semino (1530-1604) con Giove e Danae, un soggetto profano probabilmente pensato per essere tradotto in affresco negli spazi privati di una dimora aristocratica; proseguiamo con un grande foglio di Lazzaro Tavarone (1556-1641) - allievo di Luca Cambiaso e tra i più importanti esponenti della stagione artistica locale di inizio Seicento - preparatorio per il complesso apparato di lunette, vele e pennacchi della volta di un salone; e arriviamo alle strepitose invenzione per quadrerie di Domenico Piola (1627-1703) e Gregorio De Ferrari (1647-1726). La prolifica e poliedrica attività di disegnatore del primo, Domenico Piola, si applicò agli ambiti più diversi, dall’invenzione di elaborate scene mitologiche da realizzare a fresco, a mobili e suppellettili di lusso - si vedano qui il magnifico progetto di Decorazione di sala a finte rovine per gli affreschi realizzati dall’artista in villa Balbi allo Zerbino; e Diana che visita Atteone, soggetto poi affrescato dal figlio Paolo Gerolamo sulla volta della Loggia delle Rovine in Palazzo Rosso. L’esuberante fantasia del secondo, Gregorio De Ferrari, genero del Piola, è invece qui esemplificata da alcuni progetti per pareti da allestire a quadreria, con ricchi stucchi e fontane, conchiglie e cartouche di gusto ormai proto-rococò.
La grande decorazione ad affresco e la progettazione di interni del XVIII secolo è esemplificata da fogli di esponenti illustri delle botteghe storiche della città: il già menzionato Paolo Gerolamo Piola (1666 - 1724), Domenico Parodi (1668-1740), figlio dello scultore Filippo, e Lorenzo De Ferrari (1680-1744), erede di Gregorio. Non solo affreschi, ma anche disegni per arredi da interno o statue e fontane per i giardini delle dimore. Si segnalano i raffinati progetti di Lorenzo De Ferrari per la Galleria Dorata di palazzo Carrega Cataldi: lo studio per la scena con Venere che intercede presso Giove per il figlio Enea, su carta bianca, disegnato a matita rossa e matita nera, e i due grandi progetti di dettaglio per le figure de Le Tre Grazie e Due divinità femminili su carta cerulea, delineati a matita nera e poi rifiniti nelle forme e nelle luci col gesso bianco.
La collaborazione con pittori di quadratura, specialisti in architetture dipinte, porta gli artisti genovesi a disegnare anche fantasiosi ornati e trompe l’oeil, da affidare poi all’esecuzione di altra mano; i quadraturisti attivi a Genova, tuttavia, potevano anche elaborare autonomamente articolate soluzioni prospettiche per i propri ornati e sfondati: è il caso dei fogli di Francesco Maria Costa (1672-1740), che progettò anche elementi d’arredo come elaborati lampadari a più bracci, e di Andrea Leoncini (1701-1760).