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Decorazione a stucco
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Ungulati italiani
1847 - 1847
Italia
naturalizzati
Al piano terra del museo, la Sala 7 ospita una grande vetrina panoramica dedicata agli Ungulati italiani. Con questo termine si definiscono i mammiferi erbivori provvisti di zoccoli. Gli Ungulati italiani sono qui inseriti in uno spazio che ricrea l’ambiente di vita con un appropriato fondale pittorico: lo scenario montano ospita due robusti stambecchi, un gruppo di camosci delle Alpi e due camosci d’Abruzzo. Al centro, in primo piano, si vede un gruppo familiare di muflone sardo, presente in Sardegna e nel resto della penisola con numerose popolazioni introdotte. Nella radura retrostante sono esposti un gruppo di cervi, due daini e una coppia di caprioli. Ai margini del bosco, un branco di cinghiali, che sempre più spesso vengono avvistati nei centri urbani. Una curiosità: nelle collezioni del Museo è presente un esemplare di camoscio d’Abruzzo proveniente da Barrea (AQ) dove è stato raccolto nel 1892 e scelto per descrivere la nuova sottospecie d’Abruzzo nel 1899.
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Tilacino
1847 - 1847
743
Australia 1883
naturalizzato
L’esposizione dei mammiferi si conclude nella Sala 10 con una ricca serie di marsupiali: il Tilacino (Thylacinus cynocephalus), chiamato anche Lupo della Tasmania, è il più grosso marsupiale carnivoro dei tempi moderni. Il suo areale di diffusione originario comprendeva Australia, Nuova Guinea e Tasmania. La causa più probabile della scomparsa da Australia e Nuova Guinea è stata la competizione con i cani domestici, poi rinselvatichiti, introdotti dagli aborigeni migliaia di anni fa. Tra gli allevatori della Tasmania veniva considerato un grande predatore di pecore, anche se la cosa era ed è ancora controversa, pertanto è sempre stato sottoposto ad un’intensa caccia. Già dal 1863 era confinato nella parte più inaccessibile del sud dell’isola. Cause concomitanti della sua scomparsa sono state, oltre alla caccia, le malattie introdotte, la modificazione dell’habitat e la competizione con i cani domestici dei coloni. L’ultima cattura certa di un esemplare selvatico risale al 1933; la specie si è estinta in cattività il 7 settembre 1936 nello zoo della città di Hobart; nel 1986 il tilacino è stato ufficialmente dichiarato estinto. L’esemplare esposto, donato al Museo di Genova nel 1883, è uno degli unici tre presenti in Italia e dei circa 80, preparati in atteggiamento naturale, in tutto il mondo.
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Dipinto
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Tessile
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Squalo bianco
1847 - 1847
27517
Italia 1866
naturalizzato
Salendo al primo piano, lungo lo scalone, incontriamo un grande squalo bianco (Carcharodon carcharias) pescato nel Golfo di Genova nei primi anni del '900. Il colore è bianco nella parte inferiore del corpo e scuro nella parte superiore, con una linea di separazione netta e frastagliata. Proprio grazie a questa doppia colorazione, lo squalo bianco risulta praticamente invisibile sia dall'alto che dal basso. Visto da sopra, infatti, si mimetizza con le oscure profondità marine mentre dal basso si confonde con la superficie luminosa del mare, consentendogli di adottare diverse strategie di attacco.
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Decorazione ad affresco
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Orango del Borneo
1847 - 1847
110
Indonesia 1866
naturalizzato
L’esemplare di orango (Pongo pygmaeus), esposto nella Sala 1, precede la fondazione del Museo; nel 1865 infatti Giacomo Doria, insieme all’amico botanico Odoardo Beccari, era sull’isola di Borneo per effettuare raccolte naturalistiche; nel gennaio dell’anno successivo, per motivi di salute, Doria decise di far ritorno in patria e nel febbraio fece tappa a Singapore dove acquistò due giovani femmine di orango su una nave proveniente da Pontianak (l’attuale capitale della provincia indonesiana di Kalimantan Occidentale); una di queste visse a Genova per qualche tempo ed è proprio l’esemplare esposto in vetrina a fianco del grande maschio. L'Orango del Borneo è classificato nella Lista Rossa dell'IUCN tra gli animali ad altissimo rischio di estinzione "critically endangered” (in pericolo critico); infatti, negli ultimi 60 anni, si è registrato un calo della sua popolazione del 50%. È stato stimato che se non si prendono rapidi e decisi provvedimenti, questo calo proseguirà fino a portare l’Orango all’estinzione! Quali sono le cause della sua scomparsa? La distruzione del suo habitat naturale a causa della conversione della foresta in centri urbani e in zone agricole; gli incendi e il disboscamento selvaggio, dovuto alla sempre maggiore richiesta di legname; il bracconaggio: gli oranghi vengono cacciati sia per essere venduti agli zoo, sia per la loro carne.
Sede:
Comune di Genova - Palazzo Tursi
Via Garibaldi 9 - 16124 Genova
C.F. / P.iva 00856930102