Fregilupo

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Titolo dell'opera:

Fregilupo

Epoca:

1847 - 1847

Inventario:

12194

Tecnica:

naturalizzato

Descrizione:

Il Fregilupo, originario dell’Isola di Reunion (Oceano Indiano, Arcipelago delle Mascarene), non aveva competitori. Nel 1759, per controllare le invasioni di cavallette nocive alle coltivazioni, fu introdotto lo sturnide indiano Acridotheres tristis (Maina comune). La competizione con il Maina, insieme alla distruzione dell’habitat, ai ratti predatori dei suoi nidi e alla caccia, ha contribuito alla scomparsa del Fregilupo. Gli ultimi esemplari di Storno di Reunion sono scomparsi tra il 1835 e il 1840. Nei musei di tutto il mondo sono conservati solamente 23 esemplari.

Ritratto di Giovanni Andrea I Doria

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Tipologia:

Dipinto

Fregilupo

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Foca monaca

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Titolo dell'opera:

Foca monaca

Epoca:

1847 - 1847

Inventario:

17760

Provenienza (nazione):

Italia 1923

Tecnica:

naturalizzato

Descrizione:

Tra i Carnivori Pinnipedi esposti nella sala 5, l’esemplare di foca monaca (Monachus monachus) è stato rinvenuto nel 1923 a Camogli, borgo marinaro vicino a Genova: si tratta della testimonianza storica della presenza della specie nel Mar Ligure in prossimità della costa. Attualmente in Italia la foca monaca, unico pinnipede del Mediterraneo, viene segnalata solo occasionalmente in Sardegna e non ha più popolazioni vitali. È considerata a rischio di estinzione e le cause principali della sua diminuzione sono la cattura accidentale nelle reti e la progressiva scomparsa di tratti di costa isolata adatti alla riproduzione.

Scheletro dell’elefante antico italico

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Titolo dell'opera:

Elefante antico italico

Epoca:

1847 - 1847

Inventario:

35443

Provenienza (nazione):

Italia 1941

Tecnica:

scheletro completo

Descrizione:

L’elefante antico italico (Elephas antiquus italicus) visse nelle foreste euroasiatiche del Quaternario ed è attualmente estinto. Nel centro del Salone di Paleontologia spicca il grande scheletro, lungo 14 metri, rinvenuto nel 1941 in un deposito di farina fossile presso Viterbo. La zona del ritrovamento, non lontana dal lago di Bolsena e dal vulcano Cimino, ha un passato geologico assai travagliato: si alternarono momenti di parossismo vulcanico e lunghe pause, durante le quali le acque modellarono colline di tufi vulcanici e, accolte nelle depressioni, formarono laghi e paludi. È probabile che l’elefante sia rimasto bloccato nella melma di un lago e non abbia saputo riguadagnare la riva: dopo la morte andò a fondo e, lentamente, venne sepolto dal sedimento lacustre, costituito dai microscopici scheletri delle Diatomee, che divenuto roccia conservò il fossile di questo grande animale. Per effettuare le opere di consolidamento dello scheletro in vista del montaggio a Genova, l’esemplare fu trasferito all’Istituto di Geologia di Pisa, dove però le ossa furono danneggiate dai bombardamenti alleati e quindi dovettero essere ulteriormente restaurate. Nel 1953-54 l’esemplare fu finalmente montato nell’attuale adeguata posizione grazie al contributo finanziario della Società Amici del Museo. Nel 1996 si è poi provveduto ad un accurato restauro dell’esemplare, a cura del Laboratorio dell’Istituto di Geologia e Paleontologia dell’Università di Firenze.

Coppa di Nettuno

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Titolo dell'opera:

Coppa di nettuno

Epoca:

1847 - 1847

Inventario:

985

Provenienza (nazione):

Singapore 1913

Tecnica:

naturalizzato

Descrizione:

La Coppa di Nettuno (Cliona patera) è una spugna a forma di calice così grande da poter essere utilizzata come vasca da bagno! Scoperta per la prima volta nel 1822 nelle acque del Pacifico, questa specie è stata oggetto di una pesca indiscriminata da parte di collezionisti che l’ha portata quasi all'estinzione. L'ultimo esemplare vivo è stato infatti avvistato nel 1908. Nel 2011 però i biologi hanno trovato due esemplari al largo delle coste di Singapore. Questa scoperta ha permesso agli scienziati di seguirne il percorso di crescita ma soprattutto di mettere a punto una strategia per la loro conservazione. Le coppe di Nettuno sono esposte al primo piano, nella Sala degli Invertebrati.

Casuario australiano

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Titolo dell'opera:

Casuari

Epoca:

1847 - 1847

Tecnica:

naturalizzati

Descrizione:

In una vetrina di Sala 12 è esposta una notevole serie di Casuari. Questi uccelli non volatori abitano le foreste tropicali della Nuova Guinea, delle Molucche, di Timor e dell’Australia nord orientale. Sulla sommità della testa hanno un “casco” corneo, cavo, che si ritiene sia usato per amplificare i suoni a bassa frequenza utilizzati per comunicare nel fitto delle foreste, come carattere sessuale secondario e forse come protezione del cranio durante le corse nella fitta vegetazione. Sono alti tra 1,5 e 1,8 metri e possono pesare quasi 60 chilogrammi; la vita media è di circa 40 - 50 anni. Le loro zampe hanno tre dita, delle quali la più interna è fornita di un’unghia robusta e quasi diritta, simile ad un pugnale, che può essere lunga più di 12 centimetri. La potenza del calcio unita ad una tale “arma” fa sì che il casuario, se minacciato, possa arrivare a uccidere un uomo. Gli esemplari esposti sono stati raccolti tra il 1873 e il 1893 nelle Molucche (Indonesia) e in Nuova Guinea da Odoardo Beccari, Luigi Maria D’Albertis, Lamberto Loria e Antonie Augustus Bruijn, ricercatori che facevano capo al Museo di Genova e che in quel periodo esploravano l’Indonesia e la Papuasia. Sono presenti 11 esemplari in vari stadi di età, più alcune uova, e sono rappresentate tutte e tre le specie esistenti: Casuarius casuarius, Casuarius unappendiculatus e Casuarius bennetti.

Scheletro della balenottera comune

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Titolo dell'opera:

Balenottera comune

Epoca:

1847 - 1847

Inventario:

31906

Provenienza (nazione):

Italia 1878

Tecnica:

Scheletro completo

Descrizione:

Nel 2017, anno in cui il museo ha celebrato i 150 anni di vita, l’associazione Amici del Museo ha festeggiato i 90 anni dalla sua fondazione e per questa speciale ricorrenza ha voluto regalare l’allestimento di una sala del Museo: è stata quindi presentata la nuova Sala dei Cetacei con un’immersione in una sala tutta blu con modelli, scheletri, pannelli e uno spettacolare capodoglio che occupa un’intera parete. Il reperto più imponente è lo scheletro di Balenottera comune (Balaenoptera physalus), appeso al soffitto delle Sale 7 e 8. Il primo ottobre 1878 l’esemplare, già morto, fu avvistato in mare a qualche miglio al largo di Punta Mesco e poi trascinato presso la riva di Monterosso (in provincia di La Spezia); i pescatori locali estrassero dalla carcassa più di venti barili d’olio e durante la dissezione si scoprì trattarsi di una femmina gestante con un feto lungo 4,5 metri; le ossa ripulite (del peso totale di 3.000 kg) vennero montate nei locali del Museo Zoologico dell’Università di Genova; nel 1927 lo scheletro fu smontato e trasferito al Museo Civico di Storia Naturale dove nel 1932 fu rimontato nell’attuale collocazione. L’animale era lungo circa 22-23 metri con una circonferenza massima di 5 metri; lo scheletro misura quasi 20 metri in lunghezza.

Foto Arazzo di Alessandro Magno

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Tipologia:

Tessile

Musei di Genova Musei di Strada Nuova

Musei di Strada Nuova

Patrimonio dell'Umanità UNESCO

Nella straordinaria cornice di Via Garibaldi, la magnifica "Strada Nuova" rinascimentale e barocca tracciata a metà Cinquecento per ospitare le dimore della ricca e potente aristocrazia cittadina, un singolare percorso museale collega tre palazzi e costituisce il maggiore museo di arte antica in città.

Palazzo Rosso è una "casa-museo" dove rivive il fascino della dimora seicentesca che ancora ospita le ricche collezioni d'arte e gli arredi storici della famiglia Brignole-Sale in ambienti sontuosamente decorati da affreschi e stucchi.

Palazzo Bianco è la principale pinacoteca della Liguria, capace di offrire uno spaccato ricco e articolato della scuola pittorica ligure dal Cinquecento, con aperture di alto livello alle realtà fiamminga, spagnola e italiana. Il nuovo collegamento tra Palazzo Bianco e Palazzo Tursi attraversa il sito dove si ergeva la chiesa del distrutto convento di San Francesco di Castelletto, di cui si vedono i resti in un contesto suggestivo e assolutamente unico.

Palazzo Doria-Tursi, che oggi ospita anche il Municipio, nacque come la più grandiosa residenza privata costruita in città nel cosiddetto “Secolo dei Genovesi”. Qui si conclude il percorso dedicato alla pittura del XVIII secolo e il visitatore trova una ricca selezione di opere d'arte decorativa e applicata: arazzi, ceramiche genovesi, monete, pesi e misure ufficiali dell’antica Repubblica di Genova.
È qui che si conservano anche i violini storici di Nicolò Paganini, tra cui il celebre "Cannone Guarnieri".

Il percorso dei Musei di Strada Nuova, che consta di oltre settantacinque sale, si snoda su diversi livelli tra corti, loggiati, giardini e terrazze fino al "miradore" di Palazzo Rosso. È intervallato così da tanti panorami mozzafiato sulla città e sul centro storico.

Scopri a questo link le opere attualmente in prestito.

Mostre ed eventi

25 Aprile 2025

25 Aprile 2025

01 Maggio 2025

01 Maggio 2025

24 Aprile 2025

04 Maggio 2025

16 Marzo 2025

25 Maggio 2025

19 Dicembre 2024

31 Dicembre 2025

Le 10 meraviglie

I Musei di Strada Nuova conservano dipinti, sculture e arti applicate dal Cinquecento all’Ottocento.
La strepitosa quadreria della famiglia Brignole-Sale, negli ambienti affrescati di Palazzo Rosso, e la ricca pinacoteca di Palazzo Bianco custodiscono capolavori di pittura veneta del Rinascimento, da Palma il Vecchio a Veronese, di pittura italiana di primo Seicento, da Caravaggio a Guido Reni e Guercino, oltre alla rassegna più completa in Liguria di pittura nordica di Cinque e Seicento e a un nucleo fondamentale di ritratti di Anton van Dyck.
L’allestimento è segnato dal magistrale intervento museografico dell’architetto Franco Albini di metà Novecento. 
Da non perdere, a Palazzo Tursi, una scultura di Antonio Canova e gli spazi dedicati ai cimeli e al violino di Nicolò Paganini: un Guarnieri del Gesù.

 

 

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