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Dipinto
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Il mattino
Luigi Frugone 1953 Genova - legato
Fontanesi, Antonio
dipinto
1855 - 1855 - XIX
GAM1539
Unità di misura: cm; Altezza: 60.3; Larghezza: 91.7
olio su tela
Proveniente dalla collezione di Luigi Frugone che nel 1925, per ottenerla, cedette quadri di altri artisti, l’opera propone un soggetto ricorrente nel repertorio dell’artista: una figura isolata in un contesto paesaggistico di cui è tuttavia elemento centrale. C’è una perfetta corrispondenza di emozioni e sentimenti tra la figura della contadina e l’ambiente naturale circostante, che rimanda a varie esperienze pittoriche di altri celebri pittori come Costantin Troyon, Camille Corot e Charles Daubigny, apprezzate da Fontanesi durante i soggiorni parigini per visitare l’Esposizione Universale del 1855.
La cornice, assai elaborata, venne commissionata e fatta realizzare a Siena da Ferruccio Stefani, mercante d’arte di fiducia del collezionista genovese. Tela raffigurante un paesaggio campestre, firmata in basso a destra "A. Fontanesi".
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Vegetazione ligure a Riomaggiore
Luigi Frugone 1953 Genova - legato
dipinto
1892 - 1899 - XIX
GAM 1577
Unità di misura: cm; Altezza: 58; Larghezza: 90
olio su tela
Pittore, critico e polemista, Signorini, figlio di un ottimo pittore vedutista fiorentino, fu tra i grandi animatori del gruppo dei Macchiaioli, riunitosi a Firenze al caffè Michelangelo, a partire dal 1855 aveva intrapreso una rivoluzione in campo pittorico contro la cultura accademica.
Il suo entusiasmo sperimentale lo portò a viaggiare a Venezia e poi nel Levante ligure, dove ritornerà anche negli anni maturi, attratto dall’intensità della luce estiva riflessa e amplificata dal mare.
Questo luminoso paesaggio, esposto alla Biennale di Venezia nel 1897 e per molto tempo erroneamente identificato come un "Paesaggio all’Elba", testimonia la frequente presenza del pittore nella riviera ligure, con soggiorni estivi alle Cinque Terre tra il 1892 e il 1899. La composizione del quadro è costruita su una diagonale a partire dal muretto a secco, in primo piano nell’angolo inferiore destro, che delimita un frondoso albero di fico, da cui, attraverso una successione di piani degradanti, si arriva fino all’angolo superiore opposto, aperto sullo scorcio del mare e del cielo. La pennellata, in primo piano più sfatta “a macchia” fino a definirsi nello scalare verso l’orizzonte, e il colore esaltano la luminosità e la solarità di questo suggestivo contesto ambientale.
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Buoi in riva all'Arno
Lazzaro G.B. Frugone 1935 Genova - legato
dipinto
1870 - 1875 - XIX
GPB 766
Unità di misura: cm; Altezza: 105; Larghezza: 44
olio su tela
Restituito agli anni 1870-1875 dallo studioso Andrea Baboni nel catalogo generale delle Raccolte Frugone (2004), questo capolavoro di Giovanni Fattori, figura di spicco del gruppo dei Macchiaioli, entra nella collezione dell'imprenditore genovese Gio. Batta Lazzaro Frugone (Genova, 1860-1935) dopo il 1929, quando l'opera era ancora documentata nella Raccolta Vallecchi, dopo essere stata, fino al 1928, nella proprietà di Mario Galli, noto collezionista di opere fattoriane. Nel 1921 fu esposto alla Prima Biennale Romana e registrato come appartenente al cavalier Attilio Materazzi.
Fattori dedica al paesaggio fluviale toscano, e in particolare a uno scorcio dell'Arno e delle sue sponde, forse nella zona tra Bellariva e l'Indiano, una visione dall'immobilità solenne ed emozionata, che trova eco nella tela "L'Arno a Bellariva", oggi in una collezione privata livornese. Il colore di entrambe, dalle numerose sfumature di verdi, di grigi e violetti, di bianchi impastati di una luce vibrante, si dispone, come tessere in un mosaico e spesso ben delimitato dal segno di contorno sovrapposto alla tinta, a comporre le vedute. L'opera arricchisce il dipinto delle Raccolte Frugone e ne ribadisce la silenziosa immanenza spaziale, il bianco castone del gruppo di buoi e il carro coi blocchi di marmo al centro della tela, esaltati e arginati dallo spumoso fondale di verzura sulla destra e dalle coordinate orizzontali delle rive. Altro elemento distintivo, nel dipinto del museo genovese, è la presenza di una figura di contadino concepita dal pittore toscano come un insieme di poche macchie cromatiche incastrate nel gonfio ventre di un bove, a significare l'azzeramento gerarchico nell'iconografia fattoriana a favore dell'essenza di una natura restituita nella perfetta sintesi di luce e colore. La tela raffigura un paesaggio toscano, con sullo sfondo il fiume Arno, la vegetazione e i monti. In primo piano un gruppo di buoi è accompagnato al pascolo da un contadino.
Sede:
Comune di Genova - Palazzo Tursi
Via Garibaldi 9 - 16124 Genova
C.F. / P.iva 00856930102