Stipo, 1899

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Carlo Bugatti (Milano, 1856 - Molsheim, 1940)

Tecnica e misure:

Noce con intarsi in legni e metalli diversi, rame sbalzato, pergamena

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Il gusto per l’esotismo impostosi a metà Ottocento, che presentava un’immagine favolosa e pittoresca dell’Oriente appositamente costruita per il pubblico occidentale, si impose dapprima nelle arti figurative per poi passare anche alle arti decorative: negli ultimi anni del secolo si diffonde, soprattutto fra la nuova borghesia in ascesa, la moda di proporre nei propri palazzi arredi in stile moresco.
Carlo Bugatti, artista geniale e straordinariamente creativo, elaborò uno stile nuovo e personalissimo, contrassegnato da una spiccata originalità. Nei suoi mobili il gusto moresco si intreccia con motivi grafici derivati dal giapponismo allora in voga e con reminiscenze di culture del passato.
Lo stipo della Wolfsoniana testimonia inoltre l’attenzione che l’artista ebbe per l’uso di materiali diversi e spesso poco usati nei mobili (rame, ottone, pergamena, seta), sempre lavorati con uno straordinario virtuosismo tecnico.

Sedia per casa Sarfatti, 1933

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Marcello Piacentini (Roma, 1881-1960)

La fabbrica, 1901

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Galileo Chini (Firenze, 1873-1956)

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Il grande nocchiere, 1939

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Titolo dell'opera:

Il grande nocchiere

Autore:

Michahelles, Ernesto

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1939 - 1939 - XX

Inventario:

GD1993.7.1

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 161; Larghezza: 98,5

Tecnica:

olio su tela

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Descrizione:

Esposto alla III Quadriennale d’Arte Nazionale di Roma del 1939, il dipinto presenta un ritratto stilizzato di Mussolini che riprende nel volto, senza particolari modifiche, l’effigie della sua scultura "Dux – Sintesi plastica in acciaio" che, realizzata dieci anni prima e presentata alla Biennale di Venezia del 1930 e alla Mostra di arte italiana a Berlino del 1937, aveva ricevuto grandi apprezzamenti dallo stesso Duce. Nel dipinto il dittatore è raffigurato come una sorta di moderno robot: un impavido e invincibile timoniere che guida la patria verso la vittoria e spezza le catene delle sanzioni che vorrebbero imbrigliarla. I tre aerei in volo richiamano i grandi successi ottenuti dall’aviazione italiana in occasione delle celebri trasvolate atlantiche compiute dalla flottiglia di idrovolanti capitanata da Italo Balbo. Le trincee stanno a indicare le origini del Fascismo, i cui germi ideologici si erano sviluppati nel sacrificio dei militi impegnati sui fronti della Grande Guerra. Olio su tela raffigurante una figura umanoide dall'apparenza metallica mentre impugna con entrambe le mani un timone. In basso sono dipinte una catena spezzata e parte del continente europeo e africano. Sulla destra tre aerei in volo richiamano l'attenzione verso la trincea dipinta sulla parte superiore dell'opera.

La Folla, 1920

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Titolo dell'opera:

La folla

Autore:

Sexto Canegallo, Giuseppe

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1920 - 1920 - XX

Inventario:

GX1993.500

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 103; Larghezza: 248

Tecnica:

olio su tela

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Descrizione:

Presentato nel 1920 alle mostre personali di Canegallo presso il Teatro Argentina di Roma e il Teatro Carlo Felice di Genova con la dicitura in catalogo: «Analisi di vita collettiva resa in vibrazioni cerebrali. Volti umani esprimenti oscillazioni dello stato d’animo della collettività», il dipinto fu in seguito esposto nel 1925 alla prestigiosa Galerie La Boëtie di Parigi, dove Boccioni nel 1913 aveva tenuto un’importante esposizione delle sue sculture. La trascrizione di emozioni e manifestazioni psichiche, risolta nelle opere di Canegallo di questo periodo attraverso ritmi ondulatori e dinamici tracciati radiali, apparentemente in espansione oltre i confini della cornice, trova una suggestiva raffigurazione nel dipinto "La folla": in uno scenario allucinato e visionario – accentuato dall’espansione radiale, sull’intera superficie pittorica, di linee forza ispirate ai tracciati dei campi di energia psichica – si disvela tutto lo sgomento suscitato dal senso di alienazione provocato dalle inquietanti e oscure atmosfere metropolitane. Nella sintetica scomposizione dell’opera emergono dall'anonima raffigurazione della folla le diverse espressioni, cristallizzate nell’angosciosa fissità degli sguardi, della calma, del piacere, del dolore e dell’odio.

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