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Titolo dell'opera:

Tamburo

Acquisizione:

D'Albertis Enrico Alberto 1932

Tipologia:

strumento musicale

Epoca:

XIX 1851 1900

Inventario:

C.D.A.1267

Provenienza (nazione):

Nuova Guinea

Utilizzo:

Accompagnamento musicale Si suonava tenendolo tra il braccio e la coscia Guerra; danze; cerimonie.

Descrizione:

Tamburo di forma cilindrica con andamento a clessidra, dal diametro leggermente maggiore alle estremità, ottenuto da un tronco d'albero scavato. Un'estremità è chiusa da una pelle fermata da un anello di fibra vegetale. Nella parte mediana della superficie è incisa una fascia decorativa con motivi geometrici. Due prese forate sono intagliate sulla fascia decorativa e in prossimità del fondo. Per realizzare questi strumenti musicali veniva scelto un legno stagionato che poi era decorato con incisioni. La parte superiore veniva bagnata, cosparsa di polvere di conchiglie mescolata a sangue umano e infine ricoperta con una pelle di serpente o di lucertola fissata con una corda di rattan. Lo strumento era accordato avvicinandolo alle braci.

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Titolo dell'opera:

Lastra commemorativa della presa di Porto Pisano

Ambito culturale:

ambito genovese

Tipologia:

lapide commemorativa

Epoca:

1290 - 1290 - XIII

Inventario:

MSA 18

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 39; Profondità: 12; Lunghezza: 81,5

Tecnica:

marmo bianco apuano scolpito e inciso

Descrizione:

Originariamente questa lastra, opera di scultore genovese, era collocata sulla facciata di una casa privata in Vico dritto di Ponticello, che andava alla Porta di S. Andrea, oggi Porta Soprana, principale accesso alla città da levante. La lapide celebra la vittoria dei Genovesi che, dopo aver sconfitto i Pisani nella battaglia navale della Meloria (1284), avevano loro inflitto uno stringente accordo di pace, peraltro ampiamente non rispettato. Questo comportò una spedizione navale nel 1290, volta a costringere la città rivale a rispettare i patti: rotte le catene che proteggevano il porto, i Genovesi lo devastarono. Le catene del porto furono esposte come trofeo a Genova in alcuni edifici importanti della città. Bassorilievo celebrativo della Presa di Porto Pisano avvenuta nel 1290. L'opera riproduce i principali elementi topografici del Porto Pisano (torri, catene), ma si sofferma anche sulla rappresentazione di alcuni pisani che si affacciano preoccupati dagli edifici.

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Titolo dell'opera:

Personaggio eminente

Ambito culturale:

ambito campionese

Tipologia:

statua

Epoca:

1312 - 1317 - XIV

Inventario:

MSA 3663

Tecnica:

marmo bianco apuano scolpito

Descrizione:

La scultura venne realizzata dalla bottega del “Maestro di Giano”, nome collettivo di una comunità di scultori lombardi particolarmente attiva a Genova fino agli anni venti del XIV secolo: avendo inizialmente preso in carico il decoro delle parti della Cattedrale di San Lorenzo danneggiate nell'incendio del 1296, assunse un ruolo predominante in città. Statua in marmo di un uomo barbuto stante, con il braccio destro alzato a reggere una sfera. L'uomo è abbigliato con tunica, mantello, calzari e berretto; nella mano sinistra stringe parte della veste.

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Titolo dell'opera:

Fronte del sarcofago di Pagano Doria

Ambito culturale:

Scultore lombardo attivo a Genova

Tipologia:

fronte di sarcofago

Epoca:

1354 - 1354 - XIV

Inventario:

MSA 43

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 90; Lunghezza: 233

Tecnica:

marmo

Descrizione:

Proveniente dalla demolita chiesa di San Domenico. Pagano Doria fu vittorioso ammiraglio della flotta genovese contro veneziani ed aragonesi. La repubblica di Genova per onorarne le imprese, decise di sostenere le spese per la realizzazione della sua tomba. Parte frontale di sarcofago scolpita a bassorilievo e divisa in cinque scomparti da colonnine tortili su cui poggiano altrettanti archi trilobati. Nello scomparto centrale è raffigurata la Madonna col Bambino. A destra sono scolpiti il dedicante inginocchiato, Pagano Doria, e San Giorgio. Nelle nicchie a sinistra si trovano San Giovanni Battista e San Domenico.

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Titolo dell'opera:

Sovrapporta con San Giorgio

Acquisizione:

1887 - acquisto

Autore:

Gagini, Giovanni

Tipologia:

sovrapporta

Epoca:

1401 - 1500 - XV

Inventario:

MSA 527

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 81; Larghezza: 206.5; Profondità: 15

Tecnica:

ardesia scolpita- incisa

Descrizione:

Proveniente dalla collezione dello scultore Santo Varni, era originariamente inserita a Palazzo Fieschi in piazza San Lorenzo. Sovrapporta in ardesia raffigurante San Giorgio a cavallo con la spada levata nell'intento di uccidere il drago, mentre la principessa con braccia levate osserva la scena. Ai lati di San Giorgio si vedono due armi araldiche totalmente cancellate: si conservano solo gli elmi con figure di gatto come cimiero. Si conservano inoltre le iniziali G.F.

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Titolo dell'opera:

Lastra sepolcrale di Lazzaro Doria

Autore:

Gaggini, Giovanni

Tipologia:

lastra tombale

Epoca:

1486 - 1486 - XV

Inventario:

MSA 3727

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 224; Larghezza: 88; Spessore: 11

Tecnica:

marmo

Descrizione:

Il rilievo era messo in opera nella cappella di Lazzaro Doria (1412-1486) alla Certosa di Rivarolo, dove l'illustre mercante e politico genovese decise di essere sepolto. Di questa sepoltura, smembrata nel XIX secolo, faceva parte anche il sigillo con stemma e sette angioletti ora al Louvre (inv. RF 2012.08). Grande lastra rettangolare al cui centro - entro un nicchia architettonicamente definita - è raffigurato Lazzaro Doria, coricato, con braccia incrociate e con testa sorretta da un cuscino.

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Titolo dell'opera:

Altare di Santa Maria della Pace -Trittico con Madonna della Cintola e Santi

Ambito culturale:

Arte dell'Italia Centrale

Tipologia:

trittico

Epoca:

1401 - 1500 - XV

Inventario:

MSA 256

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 195; Larghezza: 238; Profondità: 16

Tecnica:

marmo scolpito e dipinto

Descrizione:

Inquadrata in una elaborata struttura che ricorda le carpenterie in legno dei polittici coevi, questa composizione, di stile prettamente lombardo, si caratterizza per avere pressoché integralmente conservato la coloritura originale. In particolare si noti come la Madonna centrale, vestita di blu, sia attorniata da angeli vestiti nei colori delle virtù teologali: rosso per la fede, verde per la speranza, bianco per la carità. Le figure sono ispirate al gotico nordico, mentre la decorazione, con le eleganti carpenterie scolpite, mostra l’ispirazione ai polittici dipinti. Lo scomparto centrale di questo trittico lavorato a bassorilievo mostra la Vergine in gloria; nel registro inferiore sono scolpiti degli angeli. Nel pannello di destra sono raffigurati i Santi Giovanni Battista e Antonino, mentre in quello sinistro si trovano i Santi Ludovico e Francesco d'Assisi.

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Titolo dell'opera:

Galea genovese

Acquisizione:

Arsenale della Repubblica di Genova e Museo Civico - Provenienza

Ambito culturale:

ambito italiano

Tipologia:

modello

Epoca:

1751 - 1800 - XVIII

Inventario:

3382

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 150; Larghezza: 220; Lunghezza: 38

Tecnica:

legno

Descrizione:

La galea fu un tipo di imbarcazione in dotazione alle flotte europee sino agli inizi del XIX secolo, anche se la sua "epoca d'oro" coincise con il XVI-XVII secolo. I suoi punti di forza - la cui concezione risale alle antiche triremi greco-romane - non mutarono nei secoli: la possibilità di navigare sia a vela che a remi, la maneggevolezza, il basso pescaggio (cioè la parte di scafo immersa), la funzione allo stesso tempo mercantile e militare: poteva imbarcare infatti alcune decine di "soldati di marina", armati un tempo di archi e frecce, poi di balestre, infine di archibugi e moschetti; pochi e leggeri potevano essere i pezzi di artiglieria, lacuna che alla fine fece perdere alla galea il secolare confronto con i grandi vascelli. Lo scafo è fasciato a corsi alternati, per rendere visibili le costole interne. La galea è inalberata, ma priva delle vele. I remi sono del tipo "a scaloccio" (uno per 4-5 uomini) e in posizione di voga. Il dritto di poppa anziché la ruota connota un tipo di galea in epoca tarda

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Titolo dell'opera:

Lente di Fresnel

Epoca:

XX secolo - 1930 - 1930

Inventario:

4642

Misure:

Tipo di misura: diametro; Unità di misura: cm; Valore: 60; Profondità: anello massimo; Tipo di misura: altezza; Unità di misura: cm; Valore: 80; Profondità: ottica completa

Tecnica:

vetro/ bronzo

Descrizione:

La lente di Fresnel migliorò in modo decisivo il secolare problema della visibilità di un faro da grande distanza. Sino ad allora si era agito su due fattori: l’altezza del faro e l’intensità della luce prodotta.
Torri costiere sulla cui sommità ardevano fuochi, sono note in dall’antichità.
Per secoli il fuoco fu alimentato bruciando legna, successivamente carbone, con i problemi connessi al reperimento del materiale e alla difficoltà di trasporto e sollevamento sino alla sommità del faro.
Altri problemi erano legati a vento e pioggia che spegnevano la fiamma: l'installazione di vetri di protezione fu utile da un lato, ma limitava la visibilità per via della opacità del vetro, da addebitarsi a scarsa qualità del materiale e fuliggine. Solo nel corso del ’700 la situazione migliorò grazie a nuove tecniche di produzione del vetro e l'uso di nuovi combustibili che emanavano poco o niente fumo: cera in candele, olio di oliva, olio di balena (spermaceti), gas acetilene, per finire con la definitiva elettrificazione dei fari.
Nel frattempo grandi progressi facevano gli studi nel campo dell’ottica e della rifrazione della luce in particolare: ci si accorse che facendo convergere i raggi di una fonte luminosa per mezzo di specchi o lenti se ne migliorava la visibilità a grandi distanze.
Il fisico Augustin-Jean Fresnel ci riuscì nel 1827 modellando la superficie esterna di una lente in una serie di anelli concentrici, al cui centro c’era la fonte luminosa. La sua invenzione risolse nello stesso tempo gli altri problemi che erano il peso, lo spessore e ingombro di una comune lente sferica.
La luce riflessa dalla lente conservata al Museo Galata era visibile sino a 27 miglia (15 km).

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Titolo dell'opera:

Atlante geografico

Acquisizione:

Gio Batta Bibolini 06/04/1905

Autore:

Nolin, Jean Baptiste

Tipologia:

atlante

Epoca:

1720

Inventario:

669

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 68; Larghezza: 50

Tecnica:

carta- acquaforte ritoccata a mano

Descrizione:

Jean-Baptiste Nolin e il suo figlio omonimo (✝ 1762), furono i veri rinnovatori della cartografia francese. La loro attività si svolse tra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento, quando il primato della produzione cartografica passava dagli olandesi alle due marinerie "imperiali" emergenti, quelle inglese e francese.
L'atlante da loro curato, il Theatre du Monde, è dedicato a Luigi XIV, il Re Sole, che compare sul frontespizio del libro come nuovo Apollo e conduce il cocchio solare fra le nubi.
Il testo dei volumi è articolato, le carte sono complete e complesse: rappresentano un mondo ancora largamente da scoprire, ma nel quale già si delineano le rotte esplorative da seguire: è il caso dell'Australia, la cui costa orientale sarà "mappata" solo una settantina d'anni dopo ma che qui vede anticipati i contorni di un nuovo continente.
Altro grande contributo di J.B. Nolin è poi la grande mappa quadripartita — ovvero divisa in quattro tavole, presente all'inizio del libro — intitolata «Le globe terrestre réprésenté en deux pian hemispheres dressé sur les dernières observations»: realizzata nel 1700, con la precisione delle sue incisioni e la dovizia di particolari geo-cartografici segnò per la cartografia l'avvento di una nuova epoca. Raccolta di carte geografiche rilegate in un unico volume

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