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La cuoca
Bernardo Strozzi, called il Cappuccino (Campo Ligure or Genoa, 1582 - Venezia, 1644)
Oil on canvas, 176 x 185 cm
PR 20
Maria Brignole-Sale De Ferrari 1874 Genova
Strozzi, Bernardo detto il Cappuccino Campo Ligure o Genova, 1582 - Venezia, 1644
Certamente una delle opere più conosciute dei Musei di Strada Nuova e della stessa pittura genovese del XVII secolo, questa tela, internazionalmente conosciuta come “La cuoca” dello Strozzi, ritrae piuttosto una sguattera intenta a spennare un’oca tra polli e piccioni, con un tacchino appeso alle sue spalle, nella cucina di una dimora aristocratica genovese del Seicento. Presso le famiglie della nobiltà locale, infatti, il mestiere di cuoco era all’epoca riservato esclusivamente agli uomini, mentre le donne potevano solo occuparsi di mansioni più umili, come appunto spennare il pollame; che si tratti di una dimora aristocratica, d’altra parte, è certo, vista la presenza in primo piano di una ricca stagnara in argento sbalzato, con elaborato manico raffigurante un’erma femminile. Il quadro è menzionato per la prima volta nell’inventario del 1683-84 di Gio. Francesco I Brignole Sale, committente della dimora di Palazzo Rosso; dal secondo decennio del Settecento, invece, e almeno fino al 1774, l’opera è sempre ricordata – in inventari e guide - nella villa di famiglia sulla collina di Albaro (attuale Istituto Marcelline): è molto probabile che questa collocazione di minor prestigio sia stata motivata dal soggetto di immediata quotidianità del dipinto, giudicato probabilmente non confacente al decoro del palazzo di città, la cui quadreria si era andata arricchendo, tra fine Seicento e inizio Settecento, di tele di soggetto storico o di iconografia sacra. L’opera dello Strozzi - denominato nei documenti dell’epoca ‘il Cappuccino’ perché entrato come frate nell’Ordine all’età di diciassette anni – è una mirabile sintesi delle diverse influenze che nei primi decenni del Seicento costituivano il tessuto della pittura locale: da un lato la moda fiamminga per le rappresentazioni di ‘cucine’, ‘mercati’, ‘dispense’, che aveva trovato esempi, già alla metà del Cinquecento, in dipinti di pittori come Aertsen e Beuckelaer, documentati nelle collezioni delle famiglie genovesi (due tavole di questi artisti sono ora a Palazzo Bianco); dall’altro la nuova attenzione per il genere della ‘nature morta’, a motivo della presenza in città di pittori, ancora provenienti dalle Fiandre, come Jan Roos o Giacomo Liegi; in ultimo, il primo affermarsi di quel naturalismo di matrice caravaggesca che costituiva l’altro polo di aggiornamento della scuola locale. Questa tela, databile al 1625 ca., è esempio delle qualità migliori del pittore: pennellata materica, “gustoso e soave…manipolar delle tinte”, “coloriti pastosi e robusti”, come scrivono le fonti. Dal punto di vista iconografico, è chiara la volontà di misurarsi con la rappresentazione di soggetti popolari, mostrando un’adesione alla realtà ancora sconosciuta ai pittori genovesi, e singolare se si considera questa scelta da parte di un religioso; non è escluso, tuttavia, che al di là di questo significato immediato possano celarsi nel dipinto altri contenuti simbolici, forse – come è stato proposto - un’allegoria dei quattro elementi, cui alluderebbero i volatili, per “l’aria”, l’elaborata stagnara, per “l’acqua”, la ‘cuoca’, per “la terra”, e “il fuoco”, che il pittore dipinge con grande maestria nel suo crepitare sotto il paiolo. Boccardo (La cucina italiana. Cuoche a confronto, 2015) ipotizza che il committente dell'opera fosse stato Gio. Carlo Doria alla fine del 1625; morto il committente quello stesso anno, la tela sarebbe poi entrata nelle raccolte Brignole-Sale. Dipinto
Painting
-
PR 20
176 185 cm
Italia
Palazzo Rosso (inv. no. PR 20)
Maria Brignole - Sale De Ferrari Duchess of Galliera Collection, donation, 1874
Certainly Strozzi's best-known painting, this canvas, known as La cuoca, portrays rather a lowly kitchen maid intent on plucking a goose between chickens and pigeons, with a turkey hanging behind her, the scene is of the kitchen of a seventeenth-century Genoese aristocratic residence. At the time, in the families of the local nobility the profession of cook was reserved exclusively for men, while women were reduced to more humble tasks, such as plucking poultry; it is clear that the setting is of a great house from the presence in the foreground of a richly embossed silver dish, with an elaborate handle depicting a female figure.
The painting - which critics today believe belonged originally to the collection of Gio. Carlo Doria a cultured collector of what was then “contemporary” art – the work is mentioned for the first time in the inventory of Palazzo Rosso of 1683 - 1684 as property of Gio. Francesco I Brignole-Sale, who had commissioned the building; however, from the second decade of the eighteenth century until at least 1774, it is recorded as being displayed in the family villa in Albaro: it seems likely that this less prestigious location was motivated by the “everyday” subject of the painting, which was probably judged unsuitable for the decoration of the prestigious city palace, the picture gallery of which had been enriched, between the late seventeenth and early eighteenth centuries, with paintings of historical subjects or sacred iconography.
Strozzi's work is an admirable synthesis of the various influences that, in the early decades of the seventeenth century, represented the essence of the local school painting: on the one hand, the Flemish taste for "kitchens", "markets", "pantries" as settings, of which he had found examples, already in the mid-16th century, in works by painters such as Aertsen and Beuckelaer which were present in Genoese collections; and, on the other, the new attention to the "still life" genre, thanks to the presence in the city of painters, still from Flanders, such as Jan Roos or Giacomo Liegi; lastly, the first signs of the naturalism of the Caravaggesque that constituted the other modernizing influence found in the local school, here joined by the typical brush stroke of the artist.
From an iconographic point of view, the will to measure oneself with the dipiction of everyday subjects is clear, illustrating an adherence to reality which was still unknown to Genoese painters, and singular if we consider this choice by a member of a religious order; however, the theory that beyond this immediate meaning other symbolic content may lie hidden in the painting seems convincing, probably an allegory of the Four Elements, to which the birds (representing air) would allude, the elaborate dish, for water, the "cook", for the earth, and the last element being the actual depiction of fire, which the painter paints with great skill in the flames under the cauldron.