Si sviluppa nella costa nord sottomettendo piano piano città e popolazioni, (tranne la cultura Chancay), fino al suo apogeo verso la metà del secolo XIII. Ripristina e ingrandisce la rete delle vecchie canalizzazioni mochica. La capitale Chan Chan si estende per più di 20 km quadrati. I muri sono decorati a bassorilievo da motivi geometrici e zoomorfi eseguiti a stampo. L’oreficeria, che riveste più importanza della ceramica, usa procedimenti tecnici già noti (saldatura, leghe, fusione a cera persa, filigrana), ma con un’ineguagliabile varietà delle forme. Per esigenze di tipo economico e sociale viene introdotta una produzione in serie, accompagnata alla standardizzazione delle forme e delle decorazioni.
La caratteristica principale della ceramica chimú, meno importante della oreficeria, è il colore nero dovuto all’uso sistematico della cottura povera di ossigeno. La forma più comune è il vaso globulare con ansa a staffa, ereditata dai Moche. Caratteristici i vasi fischiatori doppi, i vasi stampati a tutto tondo che rappresentano animali, personaggi e frutti, e l’introduzione di una figurina plastica tra ansa e collo.
Verso il 1463, vengono assorbiti dall’impero inca, quando compaiono forme tipiche dello stile imperiale quali gli arybalos (di dimensioni minori rispetto agli Inca e di tinta nera) secondo lo stile denominato Chimú-Inca.